Ho notato (con una certa soddisfazione, non lo nego) che, a distanza di tempo, il post in tema di garanzie richieste dalla banca continua a essere oggetto di attenzione da parte dei lettori del sito, che mi richiedono numerosi chiarimenti in merito.
Non riuscendo per ovvi motivi di tempo (devo pur lavorare!) a rispondere a tutti in tempo reale, ho deciso di ritornare sull’argomento con un approfondimento.
Come già spiegato a suo tempo, per l’imprenditore che agisce utilizzando la forma giuridica della società di capitali, la richiesta della banca di fornire garanzie a fronte dei finanziamenti concessi equivale a una distorsione. Le S.r.l. e le S.p.A., infatti, sono caratterizzate dalla limitazione della responsabilità per le obbligazioni assunte al solo patrimonio della società; i soci la costituiscono proprio con questo preciso scopo, al fine di evitare il coinvolgimento del proprio patrimonio personale nelle vicende aziendali.
E allora, ci si domanda, che senso ha garantire i debiti di una S.r.l. o di una S.p.A. mediante fideiussione dei soci?
Occorre, pertanto, impostare una precisa strategia di limitazione dei rischi derivanti dal rilascio di garanzie conseguenti all’ottenimento di credito bancario. Ma ciò, si ripete ancora una volta, è possibile solo attraverso un’oculata gestione aziendale. Vediamo perchè.
Intanto, per capire i motivi della richiesta del rilascio di garanzie, partiamo dalla formula di calcolo della perdita attesa da parte della banca che concede un finanziamento a un’impresa:
EL = PD x LGD x EAD x M
Ebbene, la perdita attesa dalla banca in sede di affidamento (Expected Loss, EL) è espressa in funzione della probabilità di insolvenza dell’impresa (Probability of Default, PD), del rischio di perdita del capitale affidato in caso di insolvenza (Loss Given Default, LGD), del livello di esposizione al momento dell’insolvenza (Exposure At Default, EAD) e della vita residua del debito al momento di insolvenza (Maturity, M).
In altre occasioni ho più volte rimarcato come l’imprenditore (e il suo consulente) possano agire sulla minimizzazione della probabilità di default mediante oculate politiche quantitative e andamentali; ora esaminiamo la correlazione esistente tra probabilità di default (PD) e rischio della banca di perdita del capitale affidato (Loss Given Default, LGD).
Quest’ultima variabile può essere minimizzata, da parte della banca, ricorrendo ai cosiddetti “sistemi di mitigazione del rischio di credito”, che altro non sono se non la famosa richiesta di rilascio di garanzie.
Vediamo in concreto quale può essere l’esito di un’istruttoria bancaria in base alla dinamica congiunta di PD e LGD.
Cliente di qualità pessima: alta PD, alta LGD. In questo caso, il cliente della banca è a rischio di default e non dispone di garanzie sufficienti per mitigare il rischio di perdita del capitale affidato. Risultato: l’istruttoria di concessione dei finanziamenti avrà certamente esito negativo. A tal proposito, è compito del commercialista educare il cliente sul fatto che le banche non sono enti di beneficienza per imprenditori ma aziende che mirano a conseguire profitti.
Cliente di qualità medio – bassa: alta PD, bassa LGD. In questo caso, il cliente è a rischio di default ma dispone di garanzie sufficienti per mitigare il rischio di perdita del capitale affidato. Risultato: l’istruttoria di concessione dei finanziamenti può avere esito positivo solo grazie alla copertura offerta dalle garanzie.
Cliente di qualità media: bassa PD, alta LGD. In questo caso, il cliente NON è a rischio di default ma NON dispone di garanzie sufficienti per mitigare il rischio di perdita del capitale affidato. Risultato: l’istruttoria può avere esito positivo se è possibile ridurre la LGD, ad esempio, attraverso le garanzie forniti dai Cofidi o dal Medio Credito Centrale.
Cliente di qualità alta: bassa PD, bassa LGD. In questo caso, il cliente NON è a rischio di default E dispone di garanzie sufficienti per mitigare il rischio di perdita del capitale affidato. Qui entriamo nella comfort zone della banca, in cui l’impresa potrà tranquillamente negoziare in ordine alla quantità e qualità delle garanzie da fornire, al punto da arrivare, eventualmente, ad ottenere finanziamenti liberi da garanzie (e non è affatto un’ipotesi irrealistica!).
Quanto precede, dunque, vuole essere una sintetica “guida ai naviganti”: la strategia di ogni imprenditore che aspiri ad ottenere credito dalle banche (magari anche a tassi d’interesse ragionevoli), deve essere quella di minimizzare la probabilità di default e il rischio della banca di perdita del capitale. Ora rispondete con sincerità, cari lettori: lo state già facendo?