Un’avvertenza preliminare ai lettori: questo articolo, a differenza dei precedenti, esprime opinioni personali e non è un articolo di divulgazione.
Voglio raccontarvi una storia: quando dopo 11 anni di attività come collaboratore di altri professionisti ho finalmente deciso di aprire il mio studio, ho sottoscritto un contratto con il concessionario di una software house per la fornitura di una piattaforma informatica che mi consentisse di redigere le contabilità e di eseguire gli adempimenti fiscali.
Il contratto in questione prevede l’aggiornamento del software a seguito delle modifiche delle disposizioni fiscali e, per la verità, gli aggiornamenti di volta in volta rilasciati sono stati tempestivi e hanno sempre incluso gli adeguamenti alla normativa tributaria man mano che essa veniva modificata; in più mi è stata fornita un’interessante newsletter esplicativa della normativa a cui il software veniva aggiornato. Il mio grado di soddisfazione, pertanto, fin qui è stato massimo.
Da qualche tempo, però, ho scoperto con sorpresa che la software house in questione ha deciso di rilasciare come modulo addizionale, con pagamento di canone separato, l’aggiornamento riguardante la comunicazione delle operazioni Iva, in scadenza il prossimo 31 dicembre (meglio noto come “spesometro”).
La sensazione che ho provato è stata quella di essere stato “pugnalato alle spalle”: non ho ritenuto affatto leale che, mentre alla firma del contratto mi è stata garantita nella sostanza la copertura totale del prodotto agli adeguamenti della normativa, io mi sia oggi trovato con un prodotto rivelatosi uno “spezzatino”, in cui sono costretto da motivi di ordine pratico ad acquistare separatamente alcuni aggiornamenti. Indubbiamente produrre e tenere aggiornato un prodotto complesso come un software di contabilità e adempimenti fiscali comporta per il produttore il sostenimento di costi che devono essere remunerati dal mercato; ma gli aggiornamenti del prodotto dovrebbero contrattualmente già essere oggetto di revisione annuale del canone di abbonamento; perché dunque alcuni di essi sono assoggettati al pagamento di canoni separati? Probabilmente perché il produttore a cui mi sono rivolto non è più in grado di aggiornare il prodotto sostenendo costi concorrenziali.
Muovendo da questa considerazione, ho provveduto a contattare tramite LinkedIn alcuni colleghi e a chiedere se anche a loro fosse capitata la stessa cosa; ne è venuta fuori una piccola indagine di mercato da cui ho rilevato che, se il comportamento del mio fornitore è comune a quello di altre software houses, non mancano però altre realtà imprenditoriali fedeli al rapporto contrattuale originariamente sottoscritto con il cliente, che hanno incluso nei loro prodotti tutti gli adeguamenti alla mutata normativa fiscale senza chiedere il pagamento di alcun canone aggiuntivo.
Ne è scaturita una profonda riflessione sulla attuale situazione del rapporto tra commercialista e software houses, che in sintesi è così riassumibile:
- il mercato della fornitura di servizi contabili e fiscali è ormai da tempo connotato da un elevato grado di concorrenza, dal momento che la tenuta dei registri contabili e fiscali è un obbligo di legge e ciò fa sì che sul mercato si trovino numerosi professionisti disponibili a offrire il servizio;
- per i predetti motivi, molto spesso accade che il principale fattore discriminante nella scelta di un professionista da parte del cliente ricada sulla variabile prezzo; il cliente, infatti, è disposto a pagare al professionista una parcella più alta solo se ai servizi contabili e fiscali si associano anche servizi di altro tipo, caratterizzati da un elevato livello di personalizzazione del servizio rispetto all’attività esercitata dal cliente (ad esempio monitoraggio del rapporto banca – impresa, budgeting, contabilità analitica dei costi, ecc.)
- per quanto finora detto, nel breve termine è da ritenere probabile che alcuni produttori di software contabili e fiscali si avvantaggeranno del fatto che il professionista contrattualizzato è impossibilitato a migrare verso altri prodotti e sarà costretto ad acquistare i moduli aggiuntivi (con pagamento di canone separato) per essere in grado di rispettare le scadenze previste dalla normativa e onorare l’impegno nei confronti dei propri clienti; tuttavia per il professionista la concorrenza basata sul prezzo comporterà certamente la riduzione dei margini di utile;
- nel medio-lungo termine, pertanto, verosimilmente accadrà che le software houses che non sono più in grado di offrire un pacchetto completo di servizi a fronte del pagamento di un canone unico, sia pur oggetto di revisione annuale, saranno destinate a perdere consistenti quote di mercato per la migrazione dei loro clienti verso altre companies capaci di produrre software a costi concorrenziali e di offrirli ai propri clienti senza sorprese negative quali il pagamento di canoni separati per specifici aggiornamenti fiscali.