bilancio

La valutazione del merito creditizio

Credit Score

Dall’ormai lontano 2007, anno dell’avvio a regime degli accordi di Basilea 2, il concetto di “merito creditizio” ha assunto una dimensione preponderante nella concessione dei finanziamenti bancari alle imprese.

Il concetto, in sintesi, può riassumersi nella valutazione effettuata dalle banche della capacità di rimborso del prestito da parte delle aziende affidate. In dettaglio, la stima verte sul livello di rischio insito nel prestito concesso, principalmente con riferimento alla possibilità di perdita integrale del capitale affidato in seguito all’insolvenza dell’azienda. Questo rischio è concisamente definito probabilità di default (PD).
In aggiunta al rischio standard rappresentato dalla PD, diverse banche hanno sviluppato nel tempo modelli più evoluti che tengono conto inoltre del rischio di perdita parziale del capitale affidato (loss given default – LGD) o anche del mancato rientro dei prestiti alla scadenza, ma con probabile rientro dopo la scadenza. Continue reading

Evasione fiscale: effetto boomerang sulle PMI

boomerang

Da tempo immemore si discute sul fatto che l’evasione fiscale rappresenti uno dei principali freni al reperimento delle entrate di bilancio dello Stato; particolarmente acceso è il dibattito che verte sulla mancata riscossione del gettito derivante dall’imposizione sulle aziende.

Sul punto si contrappongono le opinioni da un lato dei rappresentanti delle istituzioni e delle agenzie fiscali, che segnalano crescenti irregolarità negli adempimenti delle aziende italiane e promettono una massiccia opera di contrasto all’evasione anche mediante lo sviluppo di nuovi e più sofisticati meccanismi di controllo; dall’altro lato gli imprenditori lamentano una eccessiva pressione tributaria, tale da impedire lo sviluppo della competitività delle proprie aziende a causa del drenaggio di risorse finanziarie operato dal prelievo erariale, mentre, a fronte della riscossione, lo Stato offrirebbe servizi scarsamente efficienti, ossia “costa troppo per quello che dà”; alcuni di costoro, addirittura, sostengono che evadere le imposte sarebbe l’unico mezzo per sopravvivere e non sparire dal mercato. Continue reading

L’importanza dell’informativa finanziaria di bilancio/2

Voglio riprendere un argomento già esposto in un precedente post, e cioè la rilevanza strategica dell’informativa finanziaria di bilancio nei rapporti con le banche. Sottolineata l’importanza di includere il rendiconto finanziario (tipicamente nella nota integrativa), ora voglio esaminare le informazioni che possono essere rese nella relazione sulla gestione. L’art. 2428 del codice civile, al secondo comma, prevede che l’analisi della situazione societaria deve essere coerente con l’entità e la complessità degli affari della società e deve contenere gli indicatori di risultato finanziario e, se del caso, non finanziario pertinenti all’attività specifica della società.

immagine tratta dal sito businessplanvincente.com
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Ciò, in sintesi, significa che la relazione sulla gestione deve includere una vera e propria analisi di bilancio, eseguita mediante riclassificazione delle poste di stato patrimoniale e conto economico secondo criteri appropriati (finanziario e/o funzionale per lo stato patrimoniale, a valore aggiunto e/o a costi e ricavi del venduto per il conto economico). In tal modo è possibile provvedere all’elaborazione dei principali indicatori di liquidità, solvibilità e solidità patrimoniale per lo stato patrimoniale così come dei risultati intermedi di reddito e degli indici di redditività per il conto economico. La relazione sulla gestione, in tal modo, diventa un fenomenale momento di dialogo con il sistema bancario e finanziario in generale.

Per comperndere appieno la portata di quanto detto, si tenga conto di una cosa: nel momento in cui i finanziatori dell’azienda chiedono ai vertici aziendali una copia del bilancio (o la acquisiscono autonomamente dagli archivi del Registro Imprese), la utilizzeranno come dato di partenza per eseguire tutta una serie di elaborazioni e analisi per indici e per flussi al fine di valutare il rating del proprio cliente. Essi, quindi, estrapoleranno un insieme di dati “nudi e crudi” che, se non opportunamente corredati dalle considerazioni dell’imprenditore sulle modalità di origine degli stessi, potrebbero portare ad una valutazione meno buona di quella ottenibile con il corredo delle informazioni interne, se non addirittura ad una valutazione negativa. E’ chiaro, dunque, che eseguire l’analisi di bilancio ed essere in grado di spiegare ai finanziatori i motivi per cui si sono generati determinati risultati significa, per le PMI, rappresentare che la gestione viene eseguita in maniera consapevole e non casuale. In particolare, proprio nei momenti di congiuntura negativa è indispensabile manifestare che l’imprenditore è cosciente delle difficoltà e appronta i metodi per “risalire la china”: diversamente, limitarsi a descrivere in bilancio semplicemente la situazione contabile del giorno di chiusura dell’esercizio può lasciare intendere ai finanziatori che la gestione è lasciata al caso, dando luogo così non solo ad un peggioramento del rating ma anche della complessiva bancabilità dell’azienda.

L’importanza dell’informativa finanziaria di bilancio/1

Tempo di bilanci.

Si presenta, anche quest’anno, un’occasione unica alle società di capitali per trasformare il deposito del bilancio da obbligo di legge a strumento di informazione per i propri stakeholders.

immagine tratta dal sito businessplanvincente.com
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Molte piccole e medie società di capitali si limitano a produrre alle Camere di Commercio il solito banalissimo bilancio in forma abbreviata ex art. 2435 – bis C.C., composto da prospetto contabile e nota integrativa. Gli anni di studio e di professione fin qui svolta mi consentono di affermare che ciò avviene perché l’imprenditore concepisce la pubblicazione del bilancio non come un momento di informazione per il proprio contesto di riferimento ma come un mero adempimento burocratico, di cui, potendo, farebbe volentieri a meno; inoltre, egli è restio a dare informazioni sull’andamento della propria azienda, soprattutto per le implicazioni di ordine fiscale conseguenti alla divulgazione del risultato d’esercizio.

Nessuno pensa, invece, a quanto può essere apprezzata dal mercato bancario un’azienda che presenta una solida situazione patrimoniale e finanziaria. Presentare un prospetto di tipo “statico”, con la sola evidenza della situazione dei conti nell’ultimo giorno dell’esercizio (solitamente il 31/12 di ogni anno) non fornisce ai finanziatori alcuna informazione di rilievo. Occorre invece aggiungere ai documenti obbligatori per legge anche il rendiconto finanziario, cioè il prospetto che evidenzia la dinamica dei flussi di cassa e/o del capitale circolante netto avvenuta nell’esercizio. Solo così le banche saranno in grado di apprezzare la capacità delle aziende di generare flussi di cassa positivi e dunque, di migliorare il rating delle aziende clienti, con la conseguente applicazione di condizioni più favorevoli (ad esempio, una riduzione dei tassi di interesse sui finanziamenti richiesti).

Inoltre, le imprese che solitamente presentano il bilancio in forma abbreviata non farebbero male a produrre, anche se ricorrono le condizioni di esonero, la relazione sulla gestione ex art. 2428 C.C. che, nel testo novellato dal D. Lgs. n. 32/2007, richiede espressamente di fornire gli indicatori di risultato finanziario. Questa circostanza, se non viene vissuta come un appesantimento burocratico, diventa anch’essa un’occasione per migliorare l’informativa resa ai finanziatori tramite la divulgazione di indici, di margini e, in generale, di tutti quegli indicatori che evidenziano i positivi risultati conseguiti in termini di performance economico – finanziaria.

In tal senso diventa fondamentale il compito del professionista  di illustrare ai propri clienti i vantaggi conseguibili da una siffatta informativa di bilancio, facendo comprendere appieno all’imprenditore la centralità del ruolo del consulente, che va visto come il soggetto che contribuisce alla crescita aziendale e non come un mero burocrate o, peggio, come un sostituto del fisco.